
Vent’anni dopo Walk the Line, James Mangold torna a parlare di Musica. Questa volta ci parla dell’ascesa di Bob Dylan fino al suo “tradimento” di Newport, quando imbracciò la chitarra elettrica.



A complete Unknown – La nostra recensione
La filmografia di James Mangold è un giro sulle montagne russe: Ragazze Interrotte è forse il punto più alto di una carriera ricca di sorprese, penalizzata da qualche punto trascurabile, ma pur sempre dignitoso. I suoi film hanno nel complesso sempre ben figurato al boxoffice e in due occasioni hanno fruttato dei Premi Oscar alle attrici coinvolte nei suoi progetti: nel 2000 toccò ad Angelina Jolie con appunto Ragazze Interrotte e nel 2006 a Reese Witherspoon per l’interpretazione di June Carter in Walk the Line.
L’ultimo titolo citato è il biopic su Johnny Cash, interpretato da Joaquin Phoenix, che riuscì (anche) in quell’occasione a trasmettere la potente aurea del più grande songwriter americano. Phoenix e Witherspoon cantarono anche tutti i pezzi della coppia. Il film è un grande inno all’amore, capace di dare ancora più lustro alla vita di Cash, riprendendo quella fase personale e artistica che lo resero il Man in Black.
Vent’anni dopo, Mangold, torna alla Musica, e lo fa ancora con un biopic su un personaggio tanto celebre, quanto inavvicinabile e misterioso, poco amante dei riflettori pur avendo una carriera lunga sessant’anni perennemente in tour: Bob Dylan. Bob è un artista che vuole parlare tramite le sue canzoni e non attraverso le interviste, un musicista molto ambizioso che in nessun modo vuole accontentare il pubblico, perché desidera esplorare, cambiare, evolversi fino al punto di rinnegare se stesso. Un’anima solitaria, ma che desidera l’Amore, pur non faticando ad esprimerlo senza una chitarra, un foglio e una penna. riuscendo ad esprimerlo. Ma soprattutto un musicista, paroliere e amante della Musica, profondo conoscitore delle sue origini e attento osservatore delle sue evoluzioni che lo porteranno a vincere un Premio Nobel per la Letteratura senza presentarsi alla cerimonia di consegna.
Prima di cominciare tolgo subito un dubbio agli scettici: Timothée Chalamet riesce a trasmettere tutto questo con la sua interpretazione di Bob Dylan? Si.
La sceneggiatura del film è dello stesso Mangold con Jay Cocks (Strange Days, Gangs of New York) ed è ispirata a Dylan goes electric di Elijah Waid, pubblicato in Italia da Vallardi con il titolo Quando Bob Dylan prese la chitarra elettrica.
Il film si focalizza sul periodo compreso tra il suo debutto sui palchi di New York nel 1961 e il 1965, quando Dylan, ormai diventato una star, si esibisce al Newport Folk Festival in versione elettrica, accompagnato da una rock band, un episodio cruciale per la carriera dello stesso Dylan e significativo per la storia della musica pop(olare).
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A inizio film, il ventenne Bobby Dylan è un aspirante menestrello, partito per New York con il solo scopo di conoscere il suo idolo Woody Guthrie, esponente della musica popolare di protesta. Il musicista si trova in ospedale: la malattia di Huntington ha ridotto le sue capacità motorie e comunicative, ma non il suo spirito. L’amico e collega Pete Seeger – interpretato da un Edward Norton da applausi – va a trovare Woody ogni giorno. Seeger e Guthrie sono dei simboli per il popolo, grazie alla loro Musica di denuncia e la loro integrità artistica. La canzone This land is your land causa qualche mal di pancia ai politici di Washington, ma questo non li spaventa di certo.
Arrivato in ospedale, Bobby si intrufola nella camera di Woody e conosce i due uomini. Su richiesta di Guthrie, Bobby suona un paio dei suoi pezzi, tra cui Song to Woody. Da quel momento, Dylan diventa un figlio adottivo per Seeger, che lo ospita a casa sua e lo aiuta ad emergere. Guthrie, dal suo letto di ospedale, osserva incuriosito e ammirato le gesta di questo completo sconosciuto.
In poco tempo Dylan firma per la Columbia Records, conosce la sua fidanzata del periodo Sylvie (nella realtà Suzie, appare sulla copertina dell’album The Freewheelin’), ma soprattutto Joan Baez, affascinante folksinger molto popolare.
Tra i due nasce un’intesa particolare, anche mentre Bobby sta con Sylvie. L’ascesa di Bob è rapida quanto complicata: essere famosi significa anche creare nelle aspettative nel pubblico, che vorrebbe sentire perennemente Blowin’ in the Wind, Mr. Tambourine Man e tutti i suoi più grandi successi. Ma Bob vuole altro: essere artista cosa significa? Ad aiutare la giovane popstar a capire sé stesso, oltre a Seeger, Johnny Cash (!!), grande fan del ragazzo di Duluth, con il quale ha un intenso rapporto epistolare. Cash (Boyd Holbrook) compare pochi minuti, ma rappresenta per Dylan (e Mangold?) una sorta di spirito guida e lo invita a rimanere libero, anche di sperimentare. Nel frattempo, infatti, Bob si sta invaghendo del rock, che vuole proporre anche sul sacro palco del Newport Folk Festival.
L’immedesimazione Chalamet – Dylan è impressionante: la postura, la voce, lo sguardo e l’interpretazione delle canzoni sono convincenti. Non serve essere fan del cantautore per apprezzare il film e le vicende narrate. Oltre a Norton e Chalamet, anche Monica Barbaro imbraccia la chitarra ed è una Joan Baez credibile.
La forza del film sta nella rappresentazione che dà di Bob Dylan: un completo sconosciuto. Non ci viene detto nulla su Robert Zimmermann (suo vero nome di battesimo), della sua storia e della sua famiglia. Anche coloro che gravitano intorno a lui: amici, collaboratori, fidanzate sanno poco di lui, se non ciò che vedono e ciò che sentono nelle sue canzoni. Il Dylan reale e quello cinematografico si assomigliano: sfuggente, fragile ma arrogante, ambizioso e tremendamente libero, alla guida della sua moto che lo condurrà chissà dove.
Intorno a lui, assistiamo agli assassini di Kennedy e Martin Luther King, alla crisi della Baia dei Porci e a una serie di eventi storici di cui ci parla solamente attraverso le canzoni.
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Summary
In maniera totalmente diversa da come fece Todd Haynes nel 2007 con il capolavoro Io non sono qui nel quale ci raccontò Dylan attraverso personaggi e simboli delle sue canzoni, Mangold con A complete Unknown vuole raccontarci, senza troppe celebrazioni, un pezzo di quel complicato puzzle che è Bob Dylan. Quale pezzo ci racconta? Quello della libertà. Buona visione!
- Trama8/108/10
- Regia7.5/107.5/10
- Personaggi8.5/108.5/10
- Colonna sonora9/109/10
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