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Elemental – Recensione

Elemental - Recensione

Avvertenza: non fatevi ingannare dal trailer e andate al cinema! Il nuovo titolo Pixar convince grazie alla sua capacità di parlare a tutti, su diversi piani.

Elemental – La nostra recensione

I primi dieci anni di produzioni Pixar hanno rappresentato uno dei picchi massimi della storia dell’animazione, se non addirittura del cinema. Storie inedite, personaggi originali, un linguaggio inclusivo e la capacità di richiamare al cinema anche il pubblico adulto, non più relegato al ruolo di accompagnatore di figli, nipoti e fratelli minori.

Lo sdoganamento di prequel e sequel ha portato in alcune occasioni a un calo della qualità, trovando anche in Disney Plus una bella vetrina per lanciare dei film direttamente in streaming (come Soul, Luca e Red), ma inanellando anche alcuni flop al box office (Lightyear su tutti). 
Ecco, da questo punto di vista Elemental rappresenta un po’ un punto di svolta: la Pixar ha trovato la sua comfort zone o vuole tornare a stupire?

Le premesse non erano buone. Non sono un amante dei trailer, diventati ormai dei mini film ricchi di spoiler che lasciano poco spazio all’immaginazione dello spettatore. Ecco, da questo punto di vista ritengo il trailer di Elemental uno dei peggiori che abbia mai visto. Emerge la dicotomia acqua – fuoco, il (più che) probabile amore tra due giovani elementi opposti, la ricerca di se stessi, le incomprensioni familiari. Insomma un crossover tra Zootropolis, Oceania, Encanto, Monsters & Co (per il design dei personaggi). E anche i primi minuti del film fanno pensare a questo piacevole pastiche, ma c’è molto di più.

Innanzitutto, Element city: la metropoli dove vivono i cittadini di varie etnie, o appunto, elementi: acqua, fuoco, aria e terra. Senza fare spoiler, noterete subito come i cittadini di fuoco vivano in un quartiere più periferico, dove sono meno presenti altri elementi. Anche l’accento dei genitori di Ember Lumen, la ragazza di fuoco, esplicitano  la metafora dell’immigrazione. Leggendo su internet, emerge la similitudine con la storia di Peter Sohn, regista e co-sceneggiatore del film: la famiglia, di origine coreana, si trasferì nel Bronx e aprì un negozio di alimentari, proprio come i genitori di Lumen.

Oltre all’aspetto della scoperta di sé, molto caro alle produzioni di casa Disney, è davvero commovente un tema spesso centrale, ma difficilmente approfondito: la famiglia. In Elemental la famiglia è un tema centrale e non solo per le classiche schermaglie generazionali. Emergono punti interessanti come le aspettative, personali e dei genitori, la paura di deludere chi ci sta attorno, la difficoltà di vedere il proprio figlio (o figlia) crescere e diventare a sua volta adulto, allontanandosi dai sogni di chi ci sta attorno.

C’è il tema dell’amore: non c’è solo il romanticismo, c’è la gioia di scoprire se stessi grazie alla fiducia e alla presenza di qualcun’altro. E la magia di provare a costruire qualcosa di unico, anche se ci può scottare. 
C’è il tema della vita: tutti abbiamo una luce, che brilla anche quando nessuno la vede. Su questo punto, consiglio la visione dei titoli di coda (NB: non ci sono scene post credits). E a volte per trovare la propria luce, è necessario incontrare… l’acqua, elemento – non a caso – fondamentale per vivere.

Se tutto emerge così chiaramente (e con un linguaggio comprensibile anche ai più piccoli) è grazie alla bravura degli sceneggiatori nella scrittura dei personaggi. I due protagonisti, Ember e Wade (il ragazzo d’acqua) e le loro famiglie sono realistici. Le loro emozioni, le situazioni che vivono permetteranno allo spettatore di immedesimarsi e vivere con loro questa grande avventura, nata semplicemente dalla rottura di una tubatura del negozio del padre di Ember. Il resto, lo lascio scoprire a voi.

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