Mickey 17 – Recensione

Il nuovo film di Bong Joon Ho

Mickey 17 - Recensione

Dopo sei anni e un filmone come Parasite, Bong Joon Ho scrive e dirige Robert Pattinson, protagonista di una storia a tinte sci-fi efficace, divertente e ricca di significati.

Mickey 17 – La nostra recensione

Ne è passato di tempo da quando Robert Pattinson era celebre per Twilight. Il talento e l’estro dell’ex giovane vampiro sono sbocciati definitivamente grazie alle collaborazioni con grandi registi come David Cronenberg, Christopher Nolan, Brady Corbet, Robert Eggers, Werner Herzog e James Gray e ora Bong Joon Ho.

Il regista coreano è diventato noto al grande pubblico grazie a Parasite, film del 2019 che ha vinto importanti riconoscimenti come la Palma d’Oro a Cannes e quattro Premi Oscar, tra i quali Miglior Film e Miglior Regia. Si era affacciato al cinema occidentale con Snowpiercer (2013), ma dopo il successo planetario di Parasite ha guadagnato maggior visibilità tutta la filmografia del regista, che è autore di tutte le sceneggiature delle sue pellicole. 

I suoi film esplorano tematiche come le disuguaglianze di classe, le contraddizioni del capitalismo e i rapporti di potere, combinando toni drammatici, satira e black humor; Bong, da cultore del cinema, ha la capacità di mescolare efficacemente registri diversi, passando dal thriller alla commedia, dall’horror al dramma, creando narrazioni imprevedibili e coinvolgenti.

La curiosità intorno a Mickey 17 è dunque parecchia e, dopo sei anni, eccoci qui a parlare dell’ultima opera del regista.

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Il film è ambientato nel 2054: il Pianeta Terra è in mano alle corporation più che ai governi. Il magnate Hieronymus Marshall, personaggio grottesco molto simile a un magnate sudafricano e all’attuale presidente degli Stati Uniti, ha perso le elezioni presidenziali. Decide dunque di colonizzare un nuovo pianeta, Niflheim, dove l’umanità migliore potrà dare vita a una nuova civiltà. Per raggiungere l’obiettivo, è necessario che tra i seguaci di Marshall, considerato quasi una divinità dai suoi sostenitori, ci siano degli “eroi” che si sacrifichino per il bene della comunità. Accettare di far parte del programma dei Sacrificabili significa avere la possibilità di essere clonati (con tanto di ricordi ed emozioni) dopo essere morti. I Sacrificabili vengono dunque utilizzati per andare in avanscoperta su Niflheim, per testare vaccini, medicinali o armi. Dopo la morte, il nuovo corpo del Sacrificabile è pronto per essere stampato in 3D e riprendere l’esistenza da dove si era interrotta. 

Mickey si trova ad essere un Sacrificabile dopo aver firmato un contratto che gli permettesse di fuggire dalla Terra, dove era ricercato da uno strozzino vendicativo e molto pericoloso. 

Arrivato su Nilheim, alla diciassettesima versione di Mickey capita un evento davvero strano: viene salvato da un verme alieno, anziché essere  sbranato. Nel frattempo, però, l’agenzia ha già provveduto a stampare Mickey 18 e la legge vieta  severamente che ci siano dei Multipli. Cosa fare dunque? Due Mickey sono due persone diverse o sono due versioni della stessa persona? L’unica felice sembra essere Nasha, la fidanzata di Mickey…
Il film scorre con un ritmo sostenuto, senza essere mai cervellotico, passando dallo humor più nero e grottesco a momenti più drammatici e riflessivi, senza mai annoiare e risultare retorico. Per quasi tutto il film vediamo Marshall e la sua First Lady domare la folla di infervorati verso la conquista di Niflheim, mettendo i propri interessi e la propria immagine sopra a tutto a tutti. I Sacrificabili, invece, non sono altro che carne da macello al servizio del sistema (Il Capitalismo? Il Potere? L’establishment?) sostituibili e senza neanche bisogno di un cognome. Sono, letteralmente, dei numeri.

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Informazioni su Mauro Orsi 171 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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