
Baldini+Castoldi ha annunciato le novità in arrivo in libreria durante il mese di novembre, dopo aver anticipato quelle di ottobre. Andiamo a scoprire insieme le nuove letture, i libri e i romanzi in arrivo nel corso delle prossime settimane.
Baldini+Castoldi – Le novità di novembre
4 novembre
40 secondi
Willy Monteiro Duarte: la luce del coraggio e il buio della violenza
Baldini+Castoldi, collana TempoReale, pp. 448 ca., 20 euro.
Se ne stanno andando quasi tutti, la mezzanotte ormai è passata, ed è mentre un gruppo di giovani sta ritornando alla macchina che un apprezzamento di troppo verso una ragazza innesca la miccia. Sono in tanti a muoversi sulla scena, c’è una scala che porta al largo della movida di Colleferro, tutto parte da lì, ma finisce più giù, vicino a un chiosco chiuso. Willy Monteiro Duarte, diretto alla sua auto, vede un amico coinvolto nel battibecco e si avvicina per chiedere se è tutto a posto. Arriva improvvisamente a tutta velocità un Suv, da cui scendono altri giovani, e il litigio ormai risolto si trasforma in un pestaggio di una violenza inaudita. Meno di un minuto e Willy resta a terra, colpito a morte. Quella manciata di secondi è stata scandagliata da tutti i punti di vista: quello dei protagonisti, dei testimoni, dei periti.
In queste pagine, lucide e al tempo stesso emozionanti, Federica Angeli ricostruisce la vicenda, ne spiega le dinamiche, ma soprattutto ci racconta la storia di un ragazzo di ventun anni brutalmente ucciso per aver fatto la cosa giusta: difendere un amico.
Federica Angeli ci porta dentro uno dei casi di cronaca più violenti degli ultimi tempi. Un viaggio attraverso la banalità del male della provincia italiana, un’indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sulla volontà di sopraffazione e la generosità più istintiva e pura.
7 novembre
Diego Dalla Palma
Alfabeto emotivo
Vita, errori e altre verità
Baldini+Castoldi, Fuori collana, pp. 208 ca., 17 euro.
Un diario aperto che attraversa la vita e l’animo umano con sguardo lucido, ironico, disincantato. Un alfabeto emotivo e personale di pensieri e riflessioni, in forma aforistica e narrativa, sui temi più universali: amicizia, amore, dolore, coraggio, morte, ambizione, bellezza, conoscenza, ego, senso della vita. Non un trattato filosofi co, ma un diario di appunti, errori e scoperte. Ogni voce è un invito alla consapevolezza, al confronto con sé stessi. Diego Dalla Palma racconta senza filtri e con uno stile diretto, ironico e pungente, i suoi errori, le sue conquiste e le sue fragilità, mescolando ironia e malinconia, leggerezza e profondità e invitando il lettore a fare lo stesso: fermarsi, leggere, pensare. E poi ripartire, magari cambiando prospettiva.
L’autore non promette soluzioni, ma offre domande. Non consola, ma accompagna. In un alfabeto personale e universale insieme, fatto di pensieri, aforismi, riflessioni e storie, ci parla di amore e amicizia, di coraggio e fallimento, di dolore e di bellezza. Senza ipocrisie e senza maschere.
Un libro da regalare agli amici veri e da tenere sul comodino, da aprire a caso quando serve una parola giusta o un pensiero vero. Per chi non cerca l’approvazione degli altri, ma il confronto sincero con sé stesso.
18 novembre
Arianna Porcelli Safonov
Nostalgia dei dinosauri
Baldini+Castoldi, collana le Formiche, pp. 288 ca., 18 euro.
Nostalgia dei dinosauri è un concentrato di Arianna Porcelli Safonov, che nasce dall’urgenza di ricordare che l’umorismo può affrontare con efficacia e leggerezza i grandi temi che edificano l’esistenza umana piuttosto che abbrutirla. Perché è facile trasformare l’evoluzione del singolo in involuzione per il creato. Più corriamo verso il futuro, più sfasciamo la baracca: a Lord Byron abbiamo preferito Amadeus, ad Ildegarda di Bingen, le Kardashian e a Pietro il Grande, Giorgia la piccola. In un tempo in cui le icone del passato e i protagonisti della quotidianità contemporanea si trasformano in mostri mitologici fraintesi e derisi, Nostalgia dei dinosauri attraversa con ironia feroce le contraddizioni dell’istruzione, della memoria collettiva e dell’identità. Dalla nostalgia tossica per epoche idealizzate a tal punto da mandare all’aria decenni di battaglie per la propria libertà, alla funzione «omeopatica» della comicità come antidoto contro la schizofrenia culturale, dalla musica come nuova famiglia, un’educatrice silenziosa che plasma affetti, pensieri e appartenenze, fino ad arrivare alle architetture effimere del presente, passando per periferie stanche di essere «rivalutate», e approdando all’arte contemporanea come esperienza di emarginazione del fruitore finale considerato troppo normale per la comprensione dell’espressione artistica. Il tutto a comporre un mosaico di racconti che mettono a nudo noi stessi e il nostro tempo con occhio pungente, affilato, ma profondamente umano. Nostalgia dei dinosauri sfida il lettore a riscoprire il valore del dissenso, della trasformazione, in un sussidiario composto da tutte quelle materie in cui siamo stati rimandati, a cui sono stati aggiunti i tic nervosi, gli improperi, gli sfoghi cutanei ma anche quelli sottocutanei; è un pamphlet meticoloso e affilato che indaga l’involuzione mascherata da progresso della nostra società, che raccoglie le contraddizioni, le turpitudini e i desideri inespressi ma soprattutto è un libro che fa sentire al lettore una monumentale nostalgia dei dinosauri.
21 novembre
Maria Carboni
Tradita
Baldini+Castoldi, Fuori collana, pp. 448 ca., 19 euro.
Pazienza Mantovani, detta Paz, è un avvocato romano di quarant’anni. Ha un figlio undicenne, Marco, che ha tirato su da sola e una madre anziana a carico. Le spese sono tante e, spesso, Paz è in bolletta. Per migliorare la sua situazione economica, Paz accetta di far parte dello staff dello studio legale più importante di Roma. Tutto va a gonfi e vele finché un giorno Paz scopre di avere sostituto una collega morta suicida. Le ragioni che l’hanno spinta a quell’insano gesto, restano un mistero fino a quando un giornalista, che stava indagando sulle malefatte di un ricco cliente dello studio, viene brutalmente assassinato. Paz ci mette poco a capire che le due morti sono collegate. E presto scopre la verità. Ma l’organizzazione criminale che sta per smascherare è potente. Costretta a dichiararsi colpevole di un omicidio che non ha commesso ma in cui è convolta, Paz finisce in prigione. Quando esce è una donna finita, senza un futuro. Nessuno studio legale l’assumerebbe. E cosi, dalle ceneri dell’avvocato Mantovani, nasce Madame X, una mistress che odia il genere maschile e che si trasforma in una macchina da guerra il cui unico carburante vitale è la vendetta.
Michele Guardì
Il caso Tandoy
Baldini+Castoldi, Fuori collana, pp. 180 ca., 20 euro.
Dopo sette anni di inattività Nino, commediografo di successo, decide di tornare a scrivere. Sale in mansarda e si chiude la porta alle spalle: è qui che l’Autore incontra i personaggi della sua nuova commedia ispirata al caso Tandoy. L’opera è incentrata, appunto, sul tortuoso processo che seguì l’omicidio del commissario di PS Aldo Tandoy, avvenuto ad Agrigento negli anni Sessanta, mentre, sottobraccio alla moglie, stava per rientrare a casa. L’indomani sarebbero dovuti partire per Roma, dove il commissario era stato trasferito per una promozione. Convinto che il delitto fosse volto a fermare quella partenza, il procuratore incaricato delle indagini, ignorando le esortazioni dell’Autore di considerare la matrice mafiosa, fa arrestare l’amante della donna, ex primario del manicomio della città. Fissatosi sul delitto passionale, senza una prova e basandosi solo su improbabili indizi, il bigotto procuratore tiene in carcere per mesi il primario, due presunti esecutori materiali e persino la vedova a un certo punto accusata di avere concorso all’assassinio del marito e perciò di essere complice dell’amante principale indiziato. La corte di Assise, chiamata a giudicare, due anni dopo farà giustizia assolvendo tutti «per non avere commesso il fatto». Quando il giallo sembra chiuso senza un colpevole entra in scena l’ultimo personaggio: Giacalone, l’uomo che – incaricato dalla mafia in cambio di soldi – ha sparato a Tandoy. Racconta di essere stato tradito proprio da uno dei mandanti e che lui è stato l’unico a scontare la sua pena in carcere quando, da Palermo, a riaprire le indagini arriva il giudice Fici.
Quando l’assurdità diventa pura comicità, una trama pirandelliana: una sfilata di personaggi che cercano un ruolo, e si confrontano ripetutamente con il loro Autore.
Ecco il nuovo romanzo di Michele Guardì.
25 novembre
Paolo Virtuani
Sei facce di genialità
Il Cubo di Rubik e la sua storia
Baldini+Castoldi, collana le Formiche, pp. 272 ca., 19 euro.
Il Cubo di Rubik ha compiuto 50 anni. Ideato da uno sconosciuto designer mancato ungherese, figlio di un costruttore di alianti, cresciuto nell’opprimente regime postrivolta di Budapest del 1956 soffocata nel sangue dai carri armati sovietici, Erno Rubik ha legato il suo nome a un gioco che ha venduto più di 500 milioni di esemplari in tutto il mondo, senza contare le imitazioni non autorizzate. Il libro non aiuta a risolvere il gioco-puzzle, ma percorre in modo analitico le fasi della creazione e del lancio, fino a diventare agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso un fenomeno di massa. Dopo un periodo di declino, ora il Cubo è tornato a essere apprezzato.
In ogni Paese si disputano gare di velocità di risoluzione: un ragazzino cinese detiene il record con un incredibile 3”05, un italiano quello per il minore numero di mosse. Il Cubo è entrato nella moda, nell’arte, nella società, nella pubblicità,
nel cinema, viene usato come strumento musicale, a scuola come strumento di apprendimento, utilizzato come banco di prova per i robot più sofisticati, i cuber sono influencer con milioni di follower sui social. Il libro inizia con un inaspettato incontro dell’autore a bordo di un jumbo jet nell’agosto 1981, in piena Cubomania e termina con una frase di Erno Rubik: «Se lo risolvi non vinci, vinci se hai giocato. Il Cubo aiuta a gustare la vita».
Ozzy Osbourne
Estrema unzione
Baldini+Castoldi, collana i Fenicotteri, pp. 256 ca., 22 euro.
Nel 2019, a sessantanove anni, Ozzy Osbourne ha portato avanti un trionfante tour di addio, suonando in stadi sold-out e ottenendo straordinarie recensioni in tutto il mondo. Poi, il disastro. In poche settimane, da un piccolo ricovero per una lieve infezione, fino a dover abbandonare il tour e tutte le apparizioni pubbliche per una paralisi quasi totale. Estrema unzione è il racconto ironico, spesso amaro o scioccante, di questa caduta agli inferi.
Ma è soprattutto la storia di una vita e di una carriera straordinarie, accanto alla moglie Sharon, una vita e una carriera che lo hanno riportato a riunirsi con i suoi Black Sabbath per l’ultima volta.
Un memoir che mai indietreggia dall’onestà più profonda, e che ha il coraggio di affermare un sorprendente amore per la vita, che riesce a spiegare come Ozzy sia riuscito a trascendere il suo status di “Padrino del Metal” e “Principe delle tenebre” per diventare un eroe moderno e un patrimonio artistico e umano adorato in tutto il mondo. All’indomani della sua scomparsa, questo libro prezioso che il suo autore non ha fatto in tempo a vedere stampato, assume un significato ancora più forte per i suoi tantissimi fan.
28 novembre
Roberta Lucca
La casa del salice
Baldini+Castoldi, Fuori collana, pp. 256 ca., 19 euro.
Beatrice, ventinove anni, vive a Roma con il fidanzato Edoardo, ma la loro storia finisce bruscamente. Tornata nella sua Borgoverde, alla Casa del Salice, inizia a vivere visioni inquietanti di una donna dai capelli rossi, legate misteriosamente al passato della sua famiglia. Determinata a scoprire la verità, Beatrice indaga sulla vita della nonna Elsa, scomparsa trent’anni prima, e scopre segreti nascosti tra archivi e testimonianze, tra cui un legame con una Sardegna lontana. Mentre cerca di ricostruire la storia della nonna, Beatrice si impegna anche nel suo sogno di diventare attrice, affrontando provini e mantenendosi con lavoretti temporanei. La sua vita sentimentale si complica, soprattutto quando scopre che i sospetti sulla scomparsa di Elsa potrebbero coinvolgere la famiglia Innocenti, che desidera acquistare la Casa del Salice. Grazie a lettere segrete e all’aiuto di un misterioso spirito, Beatrice scopre che Michele Innocenti è responsabile della sparizione della nonna, e che Elsa, prima di sposare Gino, aveva avuto un figlio, Nino, che le fu strappato via. In un climax emozionante, Beatrice si intrufola nel castello della famiglia Innocenti, guidata dallo spirito di Elsa, e si trova faccia a faccia con Michele. Con l’aiuto di Luciano, di Elsa e della zia Betta, riesce a salvarsi e a scoprire la verità. Alla fine, grazie a un testamento ritrovato, la famiglia si riunisce ed eredita il castello, portando alla luce un passato di segreti, amore e redenzione.
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