
Monique Watteau è stato il primo pseudonimo della poliedrica artista belga Monique Dubois, nata a Liegi il 23 dicembre 1929 e oggi meglio nota con il nome di Alika Lindbergh. In La Collera Verde la scrittrice e artista ha esordito nel ’54 con il genere fantastico ed ‘ecologico’ perché si parla di una specie di rivolta horror della natura verso l’uomo. Per la prima volta tradotto in italiano con Alcaraz l’acclamato esordio del 1954 di una delle scrittrici più originali del fantastico belga.

La Collera Verde
Alle porte di un tempio sull’isola di Bali, l’avventuriero francese Mara incontra una giovane donna di cui si innamora perdutamente, ricambiato. La porta quindi con sé a Maupertuis, la propria casa sull’Île du Levant, ma ben presto qualcosa trasformerà il loro idillio in un incubo… Dalla penna dell’allora venticinquenne Monique Watteau, e per la prima volta tradotto in italiano, un folgorante romanzo d’esordio che la critica dell’epoca ha definito alfiere di «una nuova via al fantastico»: uno sguardo femminile evocativo, venato di erotismo e caratterizzato da un’elegante ricerca estetica. «Riuscite a immaginare che alberi, erbe, fiori, alghe, insomma tutte le piante, possano un giorno ribellarsi all’uomo e diventare ai suoi occhi dei mostri, la personificazione del male? È possibile che una giovane donna possa diventare l’oggetto dei loro desideri, la vittima della loro rivolta? Ma quando le piante diventano demoni, la realtà non è che un’illusione, l’amore non è che un’illusione. E allora tutto è malvagità, inquietudine e sortilegio».
Dall’introduzione: «Secondo il critico Albert-Marie Schmidt, Watteau avrebbe inventato una «nuova via al fantastico» (…) Questa donna anticonformista ha ripercorso le tappe della sua straordinaria carriera in Testament d’une Fée, un libro pubblicato nel 2002 in cui fa un bilancio di quello che considera il suo “viaggio iniziatico”. In esso si sofferma in particolare sulla sua lunga e intensa storia d’amore con Yul Brynner negli anni Sessanta, nel periodo tra il divorzio da Bernard Heuvelmans – con il quale ha comunque mantenuto una inscalfibile amicizia fino alla di lui morte – e il secondo matrimonio. Fu proprio il famoso attore americano a darle l’affettuoso soprannome gitano Alika (che significa “piccola gatta”), che la scrittrice e pittrice mantenne per firmare le proprie opere al posto del suo nome di battesimo Monique. Naturalmente Alika Lindbergh, la cui meraviglia per la natura si era manifestata in giovane età nell’espressione di un panteismo visionario, in seguito non avrebbe più affrontato il rapporto conflittuale con il mondo delle piante dalla medesima prospettiva usata ne La collera verde. Ormai fervente paladina della natura, non l’avrebbe più mostrata come pericolosa e pervasa da una furia punitiva, con l’interrogativo finale se l’amore umano possa trionfare sulla gelosia degli déi verdi trasformati in demoni. Ma a 70 anni dalla sua prima pubblicazione, questo romanzo insolito, permeato di erotismo, conserva la sua freschezza e originalità. I lettori contemporanei di lingua italiana, che finora dell’autrice belga hanno potuto leggere nella loro lingua solo il saggio Scimmie come noi. Vita con le scimmie urlatrici, saranno catturati dal talento narrativo di Monique Watteau tanto quanto i francofoni della metà del Ventesimo Secolo. Al di là della trama del romanzo, potranno anche riflettere sul nostro delicato rapporto con l’ambiente, in un momento in cui la crisi ecologica è un argomento sempre più al centro dell’attenzione. E, grazie all’ottima iniziativa di questa versione italiana, senza dubbio non guarderanno mai più allo stesso modo la maestosa statura di un cedro o il profumo di una rosa delicata»
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