
La nave di Teseo+ ha annunciato le novità in arrivo durante i mesi di novembre e dicembre 2025. Andiamo a scoprire subito, senza indugi, le nuove letture che ci attendono nel corso delle prossime settimane.
La nave di Teseo+ | Le novità di novembre e dicembre
21 novembre
Davide Vargas
Napoli infinita
La nave di Teseo+, pp. 256 ca., 22 euro.
I luoghi, ed è bene tenerlo sempre a mente, sono “scontrosi” e non basta guardarli per comprenderli, bisogna saperli osservare per poi poterli raccontare. È quello che fa Davide Vargas negli articoli scritti fra il 2017 e il 2024 per “la Repubblica – Napoli”, nei quali l’architetto/scrittore appunta, disegna, racconta le sue narrazioni, componendo una “guida sentimentale di Napoli” e di buona parte della Campania riuscendo a far uscire l’architettura dai propri ristretti ambiti specialistici. Descrivendo edifici, vie, piazze, zone, complessi, paesi, città, natura, persone, storia, l’autore inserisce la città in un panorama urbano e in relazione con il paesaggio, dando un’interpretazione soggettiva e nostalgica ai luoghi visitati. L’architettura viene legata ad altre forme artistiche, come il cinema, la musica, la letteratura, la fotografia e l’arte, grazie alle testimonianze di persone, che con il loro contributo, hanno cambiato la città (Riccardo Dalisi, Fabrizio Carola, Massimo Pico Ciamarra, Patrizia Cavalli, Raffaele La Capria, Nino Migliori, Riccardo Dalisi, Wim Wenders).
Pagine da sfogliare per ripercorrere il viaggio dell’autore nei vicoli, nei rioni, nei luoghi simbolo, ma anche in quelli meno conosciuti, degradati, periferici.
La casa sotto l’erba
Giorgio Bassani e il cimitero ebraico di Ferrara
A cura di Paola Bassani e Marcello Azzi
Prefazione di Diego Marani
La nave di Teseo+, pp. 256 ca., 20 euro.
La morte per Bassani, non è solo un evento biologico, ma un’esperienza esistenziale e collettiva che si intreccia con la memoria, il tempo e la storia. Nelle opere di Bassani la morte assume spesso il volto della perdita irreparabile: persone amate, mondi perduti, giovinezze spezzate. È una morte che non si limita al singolo, ma che investe una comunità, un’intera generazione, in particolare quella ebraica ferrarese dispersa dalle persecuzioni o decimata dalla Shoah. Nei romanzi dello scrittore ferrarese, i morti non scompaiono: restano come presenze silenziose nella memoria del narratore. La scrittura diventa così anche un atto di resistenza all’oblio.
La morte in Bassani è anche lo specchio di una coscienza storica profondamente segnata dagli eventi del Novecento. La sua narrativa è pervasa da una consapevolezza dolorosa: la storia non è mai neutra, e la morte non è mai solo privata. In essa si riflettono le colpe e le omissioni di una società intera, la cecità collettiva, la connivenza con il male. I morti, in questo senso, interrogano i vivi: chiedono giustizia, chiedono memoria. Nella prosa di Bassani la morte è intimamente legata al tempo che passa e alla malinconia. Il suo stile, meditativo e introspettivo, è quello di un narratore che guarda indietro con nostalgia, consapevole che il passato non può essere salvato, ma solo raccontato. E proprio nel racconto si compie una forma di redenzione: salvare i morti dall’oblio, restituire loro voce, dare senso a una fine che, senza la memoria, sarebbe solo silenzio. Queste pagine mettono in rilievo quanto il senso della morte in Giorgio Bassani sia complesso e stratificato, al tempo stesso memoria, esclusione, testimonianza, malinconia. È il punto in cui la storia collettiva incontra il destino individuale e dove la letteratura si fa luogo della sopravvivenza.
Esplorando la tematica della morte, le pagine che seguono gettano nuova luce sull’opera di Bassani, che come ogni classico, da un’epoca all’altra ha sempre cose nuove da dirci e cose antiche da ricordarci.
28 novembre
Silvano Gerani
Un desiderio infinito
A cura di Paolo Lavezzari
La nave di Teseo+, pp. 170 ca., 18 euro.
Un sentimento particolare è un’espressione cui Silvano Gerani, protagonista nonché autore di questo libro ricorre ogni volta che deve dare il senso del trasporto, della passione speciale che prova per qualche cosa, in qualche situazione unica.
La usa facendola precedere da un “come posso dire”, a sottolineare che vi ricorre con parsimonia, quasi con un pudore che, apparentemente contraddicendo la sua forte natura di romagnolo, fa capire ancora di più che si tratta di qualcosa che non accade tutti i giorni, come un coup de foudre, una infatuazione. Ad accompagnare il suo racconto in prima persona, ora integrandolo, ora interpolandolo, ora offrendo punti di vista differenti il volume raccoglie una serie di interviste a familiari e stretti collaboratori dell’autore. Ne esce un ritratto polifonico di un personaggio che, con sempre accanto la preziosa e insostituibile Giuliana, sposa di una vita e fondamentale per il successo dell’azienda di famiglia, ha scritto una pagina unica nel panorama della moda italiana del dopoguerra.
5 dicembre
Marcello Carrà
Incubus
La nave di Teseo+, pp. 248 ca., 20 euro.
In un mondo remoto e allucinato, nel giardino del Duca Segesto sboccia un fiore mai visto: dal suo pistillo nasce Zanzarius, creatura ibrida tra uomo e insetto, allevata come figlio ma rifiutata dal mondo. Deriso, umiliato e quasi ucciso, Zanzarius viene salvato da entità mitologiche che lo guidano verso la scoperta di sé e del suo potere più oscuro: generare mostri. Spinto dal dolore e dal desiderio di riscatto, dà vita a un orto di creature grottesche incaricate di cercare lo Skirm, entità perduta dal significato misterioso. Incubus è un fantasy-horror, poetico e barocco, popolato da creature mostruose, simbolismi sfuggenti e derive visionarie.
Una fiaba nera dove l’orrore si mescola all’assurdo e il diverso reclama la sua vendetta attraverso un immaginario degno del Codex Seraphinianus.
Paolo Zermani
Il nuovo nell’antico
Architettura e paesaggio italiano
La nave di Teseo+, pp. 256 ca., 22 euro.
In Italia ogni metro quadrato di terra che noi scaviamo custodisce ciò che resta del corpo e degli atti di un uomo vissuto nei secoli precedenti. La terra è dunque sacra.
Cosa ci autorizza a dimenticarlo?
È a partire da questa considerazione propria alla condizione italiana ed estensibile al contesto occidentale europeo, che deve trovare ragione il lavoro dell’architetto.
La deriva estetica ed etica in atto, che non risparmia l’architettura, ha origine da una dissoluta e strumentale interpretazione della modernità, una finta adesione alle tematiche ambientali, una impropria delega agli strumenti tecnologici e un asservimento acritico alle richieste dell’economia di mercato.
Queste espressioni non danno vita ad alcuna condizione evolutiva, ma unicamente a pretestuose dichiarazioni di “appartenenza al proprio tempo”.
Solo considerando la condizione attuale dell’architettura all’interno della processualità che ne ha determinato la secolare formazione, vicenda in cui l’Italia ha un ruolo centrale, si può confidare di vedere la luce di un nuovo inizio, espresso non in forma di rimpianto, ma di reimpianto.
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