
Lo scrittore palestinese Bassem Khandaqji è stato liberato nell’ambito degli accordi di pace fra Israele e Hamas. Nel 2024 con Una maschera color del cielo aveva vinto l’international Prize for Arabic Fiction, il più importante premio internazionale del mondo arabofono.

Una maschera color del cielo di Bassem Khandaqji
Una maschera color del cielo è stato scritto da giugno a settembre del 2021 (poi pubblicato in Libano nel 2023), mentre Basim Khandaqji si trovava nelle carceri israeliane, dove è stato detenuto dal 2004. Le Edizioni E/O lo hanno pubblicato a settembre 2024 nella traduzione dall’arabo di Barbara Teresi.
Nell’intervista rilasciata a Francesca Caferri, e pubblicata oggi su Repubblica, Khandaqji ha dichiarato di stare bene e trovarsi al Cairo, dove aspetta di riabbracciare la sua famiglia.
“La mia scrittura non parla solo di diritti” ha dichiarato a Francesca Caferri. “È un atto di libertà, è un attto di sfida, è un atto di esistenza. E quando ho saputo che stavano traducendo il mio testo in molte lingue, mi sono sentito ancora più orgoglioso. Mi ha fatto riflettere su come si può sfidare l’occupazione anche da dentro una cella”.
In un’intervista con gli organizzatori dell’International Prize for Arabic Fiction, il fratello di Khandaqji aveva dichiarato che il testo è stato composto «in circostanze difficili. […] Basim si trovava all’interno di varie prigioni, trasferito da una prigione all’altra a causa delle misure arbitrarie prese dall’amministrazione carceraria. Talvolta perdeva parte delle informazioni raccolte perché una guardia carceraria le distruggeva».
Con questo commento Nabil Suleiman, Presidente della Giuria del Premio 2024, aveva annunciato la vittoria di Khandaqji:
«Una maschera color del cielo fonde il personale con il politico in modo innovativo. Si avventura nella sperimentazione di nuove forme narrative per indagare tre tipi di coscienza: quella del sé, quella dell’Altro e quella del mondo. Analizza una realtà complessa e amara fatta di frammentazione familiare, trasferimento forzato, genocidio e razzismo. I fili della storia, del mito e del presente sono delicatamente intrecciati in una narrazione che pulsa di compassione di fronte alla disumanizzazione, e che è animata dal desiderio di libertà dall’oppressione, sia a livello individuale che sociale. Una maschera color del cielo dichiara l’amore e l’amicizia come elementi centrali per l’identità umana, al di sopra ogni altra appartenenza».
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