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I Tre Baskettieri  – Recensione

I Tre Baskettieri  - Recensione

Questo fumetto ci ricorda che in Italia si possono scrivere belle storie sull’amicizia durante l’adolescenza, a colpi di citazioni nerd e amore per il basket. Ed è una bellissima notizia.

I Tre Baskettieri – La nostra recensione

Non siamo nelle periferie di New York, Miami o Los Angeles, ma tra i campetti di Rivoli, Collegno e Torino. Ma la passione di Dalila, Artie e – successivamente – di Miriam per il basket è la stessa. O forse anche più forte. Con lo spirito di Takehiko Inoue – citato dagli autori – a vegliare sui lettori e su tutti gli appassionati di basket e fumetti, I Tre Baskettieri è un ottimo lavoro di squadra che zooma sul tiro da tre più difficile da prendere durante la Vita: sopravvivere all’adolescenza. 

Viviamo questo trambusto emotivo, soprattutto attraverso gli occhi di Daly, nata con la passione per il basket grazie ai due nonni, entrambi ex giocatori. La pallacanestro è più di uno sport, ma una guida per tutti i campetti della vita: la scuola, i bulli, i brutti voti, i primi amori…o i cani. Dalila lavora in un canile, ogni cane ha il nome o il nickname di un giocatore NBA: li avete riconosciuti tutti?

I Tre Baskettieri farà la felicità degli appassionati della palla a spicchi, ma non solo. 

Pur avendo degli elementi dello spokon (manga sportivo, in sintesi), il basket è un canale per parlare di temi universali, seppur il climax narrativo è una partita, ovvero la sfida tra Daly e Riccardo, piccola crush della protagonista, un po’ spocchioso nel definire il campetto un luogo per soli maschi. Pur peccando in alcuni punti di originalità, la lettura è scorrevole e facile, come l’immedesimazione con i personaggi. Da sottolineare, soprattutto osservando i contenuti extra del volume, il percorso grafico dei personaggi, resi da Dotta molto più europei e meno stereotipati.

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