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Nato in Iran – Recensione

Nato in Iran - Recensione

Canicola continua a farci compagnia in questa calda estate e questa volta ci porta in Iran, a conoscere la storia di Majid, del suo amore per la terra natale, ricca di racconti, propositi, contraddizioni e una crescente consapevolezza tra cosa significa resistere, ma anche emigrare.

Nato in Iran – La nostra recensione

Majid Bita è l’autore completo (testi e disegni, insomma) di questo imponente volume (353 pagine) che racconta attraverso cinque episodi significativi della propria esistenza la storia della sua famiglia nell’Iran degli ultimi trent’anni, dagli anni 90 ad oggi. 

I cinque racconti sono ambientati in momenti diversi della vita, proposti in ordine cronologico, con uno stile molto diretto, empatico e confidenziale. Le vicissitudini della famiglia di Majid, le opinioni politiche dei familiari, i libri e le riviste nascosti in cantina, il poster di Roberto Baggio con il pallone d’oro, la crescente voglia di stare dalla parte giusta per il bene dell’Iran sono più espliciti di qualsiasi manuale di storia.

Emigrare verso il bello, lasciando qualcosa di ancora più prezioso: casa. E questa consapevolezza che cresce ma mano, a partire dal primo episodio, “1992: BBC”, quando il protagonista – è quella malinconia tra ciò che dovrebbe essere, ciò che si può fare e quello che – parafrasando John Lennon – ci capita in mezzo: la vita.

Mi ha commosso e colpito l’episodio di Majid venticinquenne, desideroso di venire in Italia, con lo squarcio interiore di chi reputa traditore chi sceglie di emigrare all’estero, ma allo stesso illuminato dalla bellezza che arrivava dal nostro paese e non solo dallo sport, ma anche dall’arte, il cinema e la letteratura.

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