Snowpiercer: La Morte Bianca – Recensione

Nel mondo creato da Jacques Lob

Snowpiercer: La Morte Bianca - Recensione

La graphic novel francese rimane un ottimo esempio di racconto post – apocalittico che non rifugge mai nella banalità o in facili moralismi

  • Pagine: 256
  • Brossurato, B/N
  • Prezzo: 7,90 €

Snowpiercer: La Morte Bianca – Recensione

Con atteggiamento socratico, cioè di chi sa di non sapere, mi approccio molto volentieri all’universo narrativo di Snowpiecer, opera post- apocalittica nata dalla mente di Jacques Lob, dalla quale Netflix ha recentemente tratto una serie tv, prequel del film del 2013, che a sua volta é stato il biglietto da visita nel cinema occidentale per Bong Joon Ho.

Nel 2031, in un pianeta Terra ormai devastato e inabitabile, un treno, lo Snowpiecer, viaggia ininterrottamente con a bordo dei passeggeri/abitanti. La loro intera vita, infatti, si svolge sul treno. Nei primi vagoni, viaggiano i più agiati, con maggior spazio a disposizione e maggiori risorse economiche. Negli ultimi vagoni, gli uomini vivono assembrati, senza spazio vitale i e con poco cibo a disposizione. Lo stesso cibo viene prodotto in vagoni appositi, come la carne sintetica che si autoalimenta, o i vagoni – orto. La vita però sul treno non é facile per nessuno e ognuno ha una sua modalità di sopravvivenza: chi passando le sue giornate tra alcool e droga, chi vivendo in totale promiscuità. A Proloff, uno dei viaggiatori, tutto questo non convince.

Le successive storie, sceneggiate da Benjamin Legrand, sono ambientate diciassette anni dopo le vicende di Proloff. La sopravvivenza del genere umano si sposta su un altro mezzo di trasporto, il Wintercrack. Toccherà a Puig Valles scoprire cosa sta succedendo e a voi lettori interessati scoprire invece il legame con lo Snowpiecer.


Informazioni su Mauro Orsi 131 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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