Ankh – Recensione

Divinità egizie

Ankh - Recensione

L’Antico Egitto è una di quelle epoche che sa esercitare grande fascino tra mummie, faraoni, piramidi e antiche divinità che sono ormai entrati nell’immaginario comune. Proprio in questo contesto è ambientato Ankh, l’ultimo gioco in scatola firmato Eric M. Lang. Per 2-5 giocatori e distribuito in Italia da Asmodee, che ringraziamo per la copia review, Ankh è un boardgame di controllo di aree con l’obiettivo di guadagnare devozione per le proprie divinità e diventare così la più importante d’Egitto.

SCHEDA ANKH

Contenuto

  • 5 miniature divinità
  • 30 miniature guerrieri
  • 15 miniature guardiani
  • 30 miniature cammelli
  • 20 basi di plastica
  • 5 segnalini Ankh di plastica
  • 1 indicatore di plastica
  • 1 tabellone di gioco
  • 2 plance principali
  • 10 plance divinità
  • 46 carte
  • 197 segnalini/tessere
  • 4 basi indicatore
  • 1 regolamento
  • 1 libro degli scenari

Ankh – La nostra recensione

Il primo passo da affrontare, naturalmente, è quello del setup che si rivela più semplice di quello che può sembrare per un gioco di queste dimensioni (a partire dalla scatola stessa) e lo stesso discorso può essere fatto anche per le meccaniche ma procediamo con ordine. Il setup come detto non richiede chissà quali difficoltà, giusto il tempo di collocare tutti i materiali per un partita dopo aver scelto lo scenario da affrontare.

Ogni giocatore seleziona una delle divinità disponibili (Amon, Anubi, Iside, Osiride e Ra) e ne prende tutti i componenti che riportiamo qui di seguito:

  • miniatura della divinità
  • miniature dei guerrieri associati alla divinità
  • plancia divinità
  • segnalini Ankh
  • carte combattimento

Recuperato un segnalino Seguace e posizionati sulla plancia gli elementi di gioco previsti dallo scenario prescelto, vengono preparati il tracciato Azione e quello Evento. Selezionati i Guardiani che verranno utilizzati per quella partita, si può iniziare.

Durante il proprio turno di gioco è possibile svolgere una o due azioni tra le seguenti: 

  1. Muovere le miniature lungo la mappa
  2. Evocare una miniatura, guerriero o guardiano
  3. Ottenere seguaci: questi si ottengono in base al numero di monumenti collocati nella mappa. I seguaci sono fondamentali per la crescita della divinità.
  4. Sbloccare un potere Ankh dalla plancia della propria divinità, cioè un’abilità che da quel momento entra in gioco.

Ogni volta che si effettua un’azione, qualsiasi tra quelle indicate, va spostato il relativo contatore sul tracciato azione, comune a tutti i giocatori, fino a quando non avrà raggiunto la conclusione del segmento, scatenando così un evento, che può essere quello di controllare un monumento (prendere possesso di un monumento), carovana di cammelli (collocare le pedine cammello dando vita a nuove regioni sulla mappa) o conflitto (uno scontro armato tra le divinità). Il susseguirsi degli eventi è di fatto il segnatempo dello scorrere del gioco, tant’è che l’ultimo slot degli eventi decreterà la fine del gioco.

Ne resterà solo uno

Tra quanto menzionate in precedenza necessita di un maggiore approfondimento l’evento conflitto, che introduce nuovi elementi di gioco e varia le meccaniche rispetto a tutto quanto fatto in precedenza. Quando è il momento di impugnare le armi per la supremazia sull’Egitto tutti i giocatori, e quindi tutte le divinità, devono prendere parte allo scontro, in fondo alla fine il vincitore può essere uno soltanto. Le regioni che non ospitano alcuna miniatura vengono ignorate mentre in quelle dove è presente una sola divinità vengono automaticamente assegnate a questa con la conseguente distribuzione del punteggio. Qualora invece più divinità dovessero occupare la stessa regione, ecco che si arriva al conflitto vero e proprio.
Inizialmente si rivela una carta dalla propria mano: le carte giocate hanno un valore che va sommato alle proprie miniature presenti nella regione, decretando così il punteggio totale per la divinità. È importante ricordare che la risoluzione dei conflitti segue un preciso ordine, dato anche dallo scenario prescelto all’inizio del match: questo determina infatti anche l’ordine delle carte da giocare, in base alla strategia da utilizzare; forse in tal senso può essere più conveniente perdere lo scontro in una regione per vincere quello in un’altra. 

Ma come si misura la vittoria in Ankh? Come si determina il vincitore? Le risposte a queste domande risiedono nel tracciato Devozione, altro elemento comune a tutti i giocatori. I punti devozione permettono infatti la scalata verso la vetta e il primo che la raggiungerà diventerà automaticamente il vincitore, altrimenti la partita andrà assegnata a chi si trovare nella posizione migliore una volta terminati i turni di gioco.
Qui però si “nasconde” un’interessante dinamica, vero e proprio twist: nelle partite da tre o più giocatori infatti al termine del terzo evento Conflitto, le due divinità che si trovano più indietro su questo tracciato, e che quindi hanno meno seguaci, rischiano di cadere nel dimenticatoio tra la popolazione. Per sfuggire a questa sorte, quelle due divinità si uniscono a formare una sorta di “mega-divinità”. Allo stesso modo da questo momento i due giocatori interessati utilizzeranno le stesse pedine (quelle della divinità messa meglio tra le ultime) e dovranno collaborare fino alla fine della partita.
Se questo è quello che succede al termine del terzo conflitto, al concludersi del conflitto successo tutte le divinità che si trovano nella parte rossa del tracciato (quella più in basso) vengono direttamente eliminate, comportando diversi esiti possibili: la partita prosegue e si conclude con le divinità rimanenti, la partita termina senza nessun vincitore, la partita termina con vincitrice l’unica divinità che si trova nella parte blu.

La meraviglia dell’Antico Egitto

Per quanto possa sembrare complesso e macchinoso Ankh è in realtà un gioco di facile apprendimento ma che può allo stesso tempo raggiungere un discreto livello di profondità in termini di meccanica. Per questo motivo non è comunque consigliato a chi si affaccia per la prima volta ai giochi in scatola in quanto richiede una certa conoscenza in materia e per le molteplici cose da fare nelle diverse fasi. È necessario avere una certa dimestichezza con i board game per poter apprezzare a pieno Ankh.
Ben equilibrato, mi ha piacevolmente sorpreso anche grazie alla possibilità che consente l’unione di due divinità: forse a qualcuno questa feature può far storcere il naso in quanto da competitivo il gioco diventa di fatto collaborativo (per alcuni giocatori) ma non vi è dubbio che questo elemento arricchisce e varia considerevolmente l’intera struttura del gioco. L’assimetria delle divinità, la diversità degli scenari e le diverse strategie adottabili nel corso di una partita favoriscono inoltre un’altissima rigiocabilità, il tutto senza dover mai cadere nel ripetitivo o nel “già visto”.

Un’ultima doverosa menzione finale spetta alle componenti di gioco: voglio essere chiaro, queste da sole potrebbero giustificare la spesa. Dalle miniature delle divinità (spettacolare a mio modesto parere quella di Osiride), senza dimenticare a quelle dei guerrieri o dei guardiani, fino alle plance e al tabellone: la manifattura dei contenuti è di altissimo livello, al pari livello di quanto offerto da Ankh.

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Informazioni su Samuele "SamWolf" Zaboi 5357 Articoli

Videogiocatore da sempre, amante di boardgame, fumetti, cinema e Serie TV. Affascinato da ciò che è insolito e inusuale. Vita da nerd.
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Fondatore e ideatore di NerdGames.it
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