Google Stadia – Speciale e Approfondimento

Un nuovo modo di giocare

Google Stadia - Speciale e Approfondimento

Sono passate diverse ore dall’annuncio di Google Stadia, la nuova piattaforma presentata da Google in occasione del GDC (Game Developer Conference) di quest’anno. Ho dovuto (e voluto) prendermi del tempo per riflettere, perché seguendo la conferenza, lo confesso, sono stato travolto dal terribile treno dell’hype (della serie: travolgimi) e ho preferito aspettare e analizzare quanto svelato da Google. 

Google Stadia – È davvero il futuro?

Da diversi anni si parla di quello che sarà il futuro dell’industria dei videogiochi con un destino, a detta di tutti, già segnato: spariranno i supporti fisici per lasciare spazio al fantomatico “cloud”, allo streaming e al digitale. Il sottoscritto, non ho problemi ad affermarlo, ho sempre visto con diffidenza questa ipotesi. Da affezionato al disco, alla scatola e, perché no, alle edizioni da collezionare, il vedere sparire tutto questo mi è sempre apparso come una cosa illogica e priva di senso. Poi è arrivato Google.

Quando, nel passato – più o meno recente – si è parlato di videogiochi in streaming come unica soluzione per giocare, ho sempre fatto fatica a immaginare un prodotto che potesse sostituire o anche solo competere con quanto già presente sul mercato (console e hardware PC). Ci sono già dei tentativi a tal proposito ma nessuno di questi è riuscito a conquistare fama e consensi al punto tale di diventare un’opzione profondamente credibile per i videogiocatori. Tra le cause di questo parziale insuccesso c’è il fatto che in alcuni paesi certi servizi sono arrivati decisamente più tardi rispetto alle altre parti del globo (qualcuno ha detto PlayStation Now?), causando sospetti e dubbi del tipo “con la mia connessione non funzionerà mai” e così via. Poi è arrivato Google.

Stadia – Le possibilità

Un altro problema riguarda l’universalità di questo potenziale streaming di videogiochi: ogni console futura diventerà cloud e quindi ogni casa avrà il proprio servizio online, uno per PlayStation, uno per Xbox e uno per Nintendo? L’annuncio di Stadia è stato così disarmante sotto questo punto di vista: volente o nolente tutti noi, almeno una volta (e il numero nella realtà è ben più alto) abbiamo cercato un video su YouTube, un trailer e o un filmato gameplay. E qui, a mio avviso, è nata la grande invenzione e rivoluzione di Stadia: perché non partire da YouTube? Un clic e si è subito dentro al gioco. Semplice, rivoluzionario, strabiliante. Il fatto che alle spalle di questa idea ci sia il colosso tecnologico per eccellenza è un’ulteriore sicurezza – se fossimo in un film forse citerei il dottor Frankestein di Frankestein Junior con il suo “si può fare” – del fatto che un’idea possa davvero diventare realtà. 

Google, nell’annunciare Stadia, ha aperto le porte al futuro, facendolo accomodare tra di noi. Il pubblico pensava che lo streaming sarebbe stato il punto centrale della prossima generazione di console (annuncio nel 2020 e arrivo nel 2021?) ma la grande G ha voluto giocare d’anticipo. La verità è che solo Google poteva fare una mossa del genere. L’appuntamento è per quest’anno, senza ulteriori attese. L’ipotesi più accreditata, per modestissima esperienza personale, è che il debutto arriverà tra l’autunno e il periodo natalizio.

Prima dell’annuncio di Stadia il mondo dello streaming era avvolto in una “nuvola” di mistero circa il suo funzionamento e la sua fruibilità. A scanso di equivoci, Google ha fatto affidamento al suo data center, giusto per far capire di chi si stia parlando. Fin qui ho voluto analizzare quelli che sembrano essere i punti di forza e gli aspetti totalmente positivi di Stadia, preambolo di quella che pare essere una rivoluzione per il mondo dei giochi. Al momento però, non lo nego, permangono alcuni dubbi sul prodotto.

Stadia – I dubbi

Risolta la questione connessione, sarà come minimo indispensabile la fibra – ma siamo nel 2019, no? – per avere una risoluzione a 1080p o in 4K (sì, 4k mentre Google è già al lavoro sull’8K), restano ancora diverse incertezze sul catalogo a disposizione degli utenti Stadia e sul costo di questa piattaforma. Quest’ultimo argomento è quello che apre maggiori discussioni: trattandosi di un servizio streaming, ci sarà un abbonamento (cosa che ritengo molto probabile), la possibilità di acquistare un titolo a noleggio o completamente oppure basterà versare una quota di iscrizione e scegliere in un secondo momento a quelli contenuti accedere? Difficile dirlo oggi e nessuna di queste ipotesi esclude l’altra, lasciando aperta la possibilità che siano presenti tutte queste forme di pagamento. Per quanto concerne infine il discorso catalogo, Ubisoft è già a bordo (sarei rimasto sorpreso del contrario) e molto probabilmente credo che la prossima grande software house sarà Electronic Arts (basta riascoltare le prime battute di Sundar Pichai al keynote). In sostanza, ritengo che ci sarà un buon numero di giochi tripla A ma allo stesso tempo vedo praticamente impossibile ritrovare su Stadia le grandi esclusive come The Last of Us, Super Mario e così via.

Per queste ragioni Stadia, per lo meno inizialmente, credo si affiancherà alle console e alle piattaforme già presenti, mostrando “semplicemente” un modo diverso (e migliore) di giocare. Poi, fatto tutt’altro da trascurare, con Stadia arrivare anche Stadia Games and Entertainment, lo studio first party di Google che realizzerà titolo esclusivi per la nuova piattaforma. Insomma, qui non si scherza. L’avere a capo dello studio un talento – giovane ma di esperienza – come Jade Raymond è la prova lampante che Google vuole fare sul serio.

Se Stadia sarà o meno la vera rivoluzione che par essere sarà solo il tempo a dirlo. Le premesse ci sono tutte e la firma di Google su questa nuova piattaforma è un segno di garanzia. Siete pronti a un nuovo modo di giocare?


Informazioni su Samuele "SamWolf" Zaboi 5370 Articoli

Videogiocatore da sempre, amante di boardgame, fumetti, cinema e Serie TV. Affascinato da ciò che è insolito e inusuale. Vita da nerd.
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Fondatore e ideatore di NerdGames.it
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