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Life is Strange 2 | Recensione Episodio 1 – Roads

Life is Strange 2 | Recensione Episodio 1 - Roads

Quanto è difficile essere una brava persona? Tu, che hai deciso di cliccare su un link per leggere questo testo (grazie), sei una brava persona? Cosa significa essere una brava persona? Significa fare ciò che ti dicono, il famoso “compitino” oppure scalare il muro più alto, andare oltre alle regole, fare ciò che non è consentito e farlo per un solo motivo: amore?
In un mondo travolto dalla superficialità, da ciò che appare e non da ciò che è, Life is Strange 2 è un fulmine a ciel sereno, un pugno nello stomaco che fa male. Perché fa male. È chiaro che tutto questo è puramente soggettivo: ogni giocatore vive un proprio stato d’animo, vive una vita che può essere più o meno felice e per trovare la chiave di volta di questo gioco ho dovuto scavare nel profondo di me stesso. Travolto dalla paura e dalla difficoltà di abbandonare Max e Chloe (so per certo di non esserci ancora riuscito) ho dovuto riscrivere questo pezzo tre volte prima di arrivare alla giusta soluzione. È stato un percorso, come quello di Sean, che improvvisamente si ritrova costretto a dover fare qualcosa che non gli appartiene, che tutto d’un tratto deve essere una brava persona a ogni costo.

Fratello amorevole o severo? A voi la scelta… e le conseguenze

Un po’ come Il Signore degli Anelli

Recensire un gioco come Life is Strange senza addentrarsi a fondo nella trama è un’impresa ardua ma è anche doveroso evitare di offrire spoiler così gratuitamente, specialmente a pochi giorni dal rilascio del primo episodio. Roads è il primo di cinque episodi di Life is Strange 2, e come ogni prologo che si rispetti, anche qui vengono gettate le basi per quello che verrà e che accadrà.
Scordatevi però i ritmi di LIS: Dontnod sembra aver fatto tesoro di quanto fatto in passato e ha deciso che 20 minuti sono sufficienti per la prima “mazzata”. Seattle è una città portuale dello Stato di Washington e lì vive la famiglia Diaz, di origini messicane. Sean, 16 anni, Daniel, 9 anni, e il padre vivono serenamente in questa città del nord degli Stati Uniti, cercando di essere delle brave persone. Qui i paesaggi sembrano già essere un ritratto perfetto di vedute e ambienti canadesi, di mondi idilliaci che uno si immagina quando prova a pensare a pace e tranquillità ma questo non è il Canada, non c’è tranquillità e non c’è pace. Per nulla.
A volte poter provare a spiegare la verità, o cercare di renderla accettabile, è un percorso arduo che spesso si trasforma in una vetta insormontabile ed è per questo motivo che scappare diventa la scelta più facile e più comoda, specialmente si è un adolescente a cui crolla addosso il mondo, ritrovandosi improvvisamente soli con un fratello che ha bisogno del nostro aiuto ora più che mai. Ed è così che in seguito a un tragico incidente Sean vede con i propri occhi il padre freddato dal un poliziotto mentre attorno scoppia l’inferno e l’inverosimile, l’impossibile diventa reale. 20 minuti. Venti minuti.
Con Life is Strange 2, Dontnod ha deciso di partire a mille. Non lo nego, che avendo già visto e giocato questa parte del primo episodio, il mio impatto con Roads è stato di portata minore rispetto a quanto provai alla GamesCom (leggere l’anteprima per credere).
Tornando alla concretezza di questo nuovo capitolo, i fratelli Diaz si trovano costretti alla fuga. E nulla sarà più come prima. Con la scusa di una gita in campeggio, Sean porta il piccolo Daniel lontano da Seattle incamminandosi verso sud e dando così inizio alla loro avventura e quello che vedremo in Life is Strange 2. Ed eccoci alla seconda “mazzata”, diversa dalla prima perché più subdola, concedetemi il termine. Non siamo soli. Se con Max tutto sommato la maggior parte delle volte ci siamo mossi in piena solitudine (specie all’inizio) mentre Chloe e Rachel erano due personaggi sullo stesso livello, qui il discorso cambia, tanto. Abbiamo la responsabilità di badare a Daniel, di scegliere anche per lui, di essere una brava persona. Quale messaggio possiamo mai trasmettere se dovessimo rubare davanti agli occhi del nostro piccolo fratellino? E se questo fosse necessario per la sua sopravvivenza? Questa differenza, volente o nolente, appare nel gameplay, non in maniera netta e decisa ma come una sorta di musica in sottofondo, di consapevolezza che ci accompagna minuto dopo minuto. Ogni decisione dovrà essere pensata per due ed ecco che la difficoltà quindi aumenta di pari passo con la responsabilità. Starà a noi scegliere se essere egoisti (e concentrarsi su Sean) oppure dedicarci a Daniel o infine provare a trovare quel delicato equilibrio, quel piccolo pertugio dove le brave persone si annidano, poche, sparute e rare.
Il primo episodio serve da preambolo a ciò che andremo a incontrare nei mesi successivi ma è utile per avere una prima impressione di quello che proveremo, trama e sviluppi a parte naturalmente (il voto che trovate in calce, legato alla voce trama, è chiaramente legato a questo singolo episodio e alle premesse che è possibile immaginare per il futuro). Come detto, il rapporto tra i due protagonisti è estremamente forte, intenso e viscerale. In questo senso il legame che li lega è maggiore rispetto a quello visto in qualsiasi altro episodio di questa saga e, badate bene, non c’è nulla di male nel dirlo. In fondo stiamo parlando di due fratelli e nonostante il sottoscritto sia figlio unico, credo che non vi sia nulla di più forte di ciò che può tenere uniti due fratelli. Ed è anche per questo che quell’inizio è così doloroso e il pensiero di ciò che può accadere con i prossimi episodi è a tratti angosciante e straziante. E così, un po’ come Frodo e Sam (le citazioni nerd sono diverse nell’episodio), Sean e Daniel iniziano un nuovo percorso della loro vita il cui esito è ancora sconosciuto.

Paesaggi mozzafiato e colonna sonora di primo livello. Dontnod ha colpito ancora?

Cosa c’è di nuovo?

Life is Strange è un prodotto videoludico, nelle vastità del suo universo in continua espansione, che si è fatto amare per alcuni pregi (e difetti) che hanno saputo fare breccia nel cuore di milioni di fan. Sto parlando naturalmente della trama, delle implicazioni che comportano le nostre scelte, della colonna sonora e della regia. Allo stesso tempo incertezze tecniche a livello grafico e di doppiaggio sono rimaste una sorta di marchio di fabbrica sia del primo capitolo sia di Before the Storm. Viene ora da chiedersi se con LIS 2 sia stato fatto semplicemente un copia e incolla con il passato, riproponendo punti di forza – e non – che hanno fatto la fortuna della serie Dontnod. La risposta, e aggiungo per fortuna, è diversa. Qualcosa è cambiato, lo si percepisce con gli occhi, con le orecchie anche pad alla mano.
Graficamente e a livello di motore grafico, sin da queste prime manciate d’ore, Life is Strange 2 appare come un prodotto solido, ben costruito e completo (sperando che la fretta di pubblicare gli altri episodi non vada a rovinare tutto questo). Nessuna sbavatura, nessun bug o difetto evidente – eccezion fatta per uno specchio magico senza riflesso alla fine del gioco – nemmeno a livello del doppiaggio, dove sincronizzazione e tonalità si sposano perfettamente con quanto visto sullo schermo. Personalmente ho apprezzato molto il lavoro fatto con Daniel, il personaggio che più mi ha colpito in assoluto in questa ventata di novità. A livello di gameplay non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato. La struttura rimane assolutamente la stessa anche se ora c’è maggiore libertà di azione. Potremo infatti fare due cose contemporaneamente, come scrivere qualcosa mentre parliamo su Skype, oppure avremo la possibilità, spesso decisamente consigliata, di interagire con Daniel, facendo diventare una sorta di co-op. In effetti Life is Strange 2, per lo meno quanto visto fino a ora, è una sorta di gioco cooperativo “mascherato” perché se è vero che controlleremo Sean, Daniel è una figura di assoluto rilievo che andrà a interagire molto frequentemente con noi. Chissà che questo capitolo non possa aprire a un gioco completamente cooperativo in futuro! Personalmente credo sarebbe uno scenario estremamente interessante con magari lasciare bilanciato tra i due giocatori il peso delle SCELTE, quelle che poi andranno a dipingere l’intera vicenda.
Tra le altre novità, qualche piccolo QTE che non si rivela per nulla insormontabile, il tutto in attesa di capire se e come avremo modo di controllare i poteri del piccolo Daniel. Dal punto di vista dei collezionabili, ora è leggermente più difficile ritrovarli ma anche in questo caso vi basterà esplorare tutto l’ambiente attorno a voi con un minimo di attenzione e il gioco è fatto. Per quanto riguarda la colonna sonora, non vi è dubbio che si resta su alti livelli anche se, per il momento, l’impatto non è stato lo stesso che ho avuto con il primissimo episodio di Life is Strange. Roads è inoltre pieno zeppo di citazioni, legati ai precedenti capitoli (e ce ne sono più di uno) oppure addirittura ad altri videogiochi. Questo rende LIS 2 un titolo vero, vissuto anche nei più piccoli dettagli, per il momento meno alienato a causa delle abilità di Daniel, ancora oscure e inesplorate. Proprio questi elementi rendono questo primo episodio la perfetta unione tra il primo Life is Strange e Before the Storm: la sensazione è che stiamo per affrontare la quintessenza del mondo ideato da Dontnod.
Per il momento non è possibile dire con assoluta certezza che siamo di fronte a un capolavoro ma le premesse per avere tra le mani un ottimo titolo ci sono tutte. Le fondamenta, le basi da cui partire sono le migliori mai viste finora con un titolo legato all’universo di Life is Strange e sarebbe veramente un peccato vedere tutto frantumarsi. L’impressione è che tra le mani abbiamo il miglior titolo della serie ma sarà solo il futuro a dirci se abbiamo avuto ragione. Ora non ci resta che attendere.


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