Tropico 6 – Recensione

Bentornato El Presidente!

Tropico 6 - Recensione

Avete mai sognato di vivere in un’isola tropicale, circondati da bianche spiagge, hotel sul mare e dittatori spietati? Grazie a Tropico 6, nuovo irriverente capitolo di uno dei franchise più ironici di sempre, potete nuovamente lanciarvi alla scoperta dei caraibi, dedicandovi  a commercio, turismo e soprattutto attività dispotiche.

Le novità nel capitolo di quest’anno non mancano, lo mettiamo subito in chiaro, ma crediamo che gli appassionati della serie si aspettassero un deciso passo in avanti rispetto agli ultimi divertenti capitoli. Con questo gioco i ragazzi di Limbic avevano la possibilità di portare la dittatura verso nuovi orizzonti andando là dove nessun tiranno è mai andato. Ci sono riusciti? Scopriamolo insieme!

Potere al popolo! (ma anche no)

Tropico 6 prende moltissimo dai suoi predecessori. Siamo nuovamente di fronte a un city builder che punta moltissimo su uno stile ironico e irriverente, in cui il giocatore può dedicarsi principalmente a due modalità: la costruzione di una o più città con un progressivo aumento della difficoltà o, in alternativa, la campagna con missioni sempre più complesse e avvincenti. Entrambe le modalità funzionano bene, ma la migliore delle due è indubbiamente la campagna: questa, infatti, accompagna il giocatore in più epoche portandolo a fronteggiare scenari sempre diversi mettendo al tempo stesso sul tavolo una narrazione abbozzata ma veramente divertente.

Ma quali sono le reali novità che questo capitolo mette in gioco per stupire i fan del franchise? Per  prima cosa le mappe appaiono molto più frammentate e difficili da gestire, con una verticalità molto più accentuata e una distribuzione delle risorse meno uniforme rispetto a quanto visto in passato. Questo costringe il giocatore a usare il cervello per organizzare al meglio lo spazio a propria disposizione, ma porta anche a dover calcolare bene il luogo in cui produrre determinati materiali. Con una gestione poco curata, infatti, sarà impossibile far decollare il commercio e di conseguenza l’economia dell’isola resterà a terra.

Il denaro è il vero motore della partita e per procurarselo il giocatore ha essenzialmente due strade: turismo o commercio. La seconda via è decisamente preponderante rispetto alla prima e rispetto al passato riteniamo sia stato curato meglio tutto il mondo legato a produzione e import export. Il livello di difficoltà è sicuramente all’altezza delle aspettative e non è assolutamente raro andare in rosso per questo o quell’errore di calcolo… A volte può essere frustrante dover ripartire in una missione, ma non capita mai che il giocatore venga punito per fattori casuali o imprevedibili.

Elezioni libere

La gestione del consenso e delle fazioni tornano anche in questo capitolo e sono più cruciali che mai. Privilegiando in una maniera eccessiva uno schieramento a discapito di un altro, infatti, il giocatore finirebbe per andare incontro a un probabile colpo di stato quindi in Tropico 6 è necessario fare un po’ di caro vecchio doppio gioco. Avremmo sicuramente gradito qualche novità in più da questo punto di vista. Ma vogliamo sottolineare la rinnovata importanza che gli sviluppatori hanno deciso di dare ai discorsi di El Presidente pre elezioni… In questa sede, infatti, il giocatore ha la possibilità di fare tutta una serie di promesse che, se disattese, possono dare veramente molti grattacapi.

Cambiando argomento Tropico 6, essendo nei fatti un gestionale cittadino, offre sicuramente un buon numero di strutture industriali e non, con modelli che però non appaiono sempre all’altezza della situazione per varietà e cura nei dettagli. Abbiamo apprezzato molto gli edifici unici collocabili nelle isole, così come la possibilità di ottenere uomini e risorse attraverso la cara vecchia pirateria. 

Nei fatti il giocatore è libero di organizzare come più gradisce il proprio arcipelago personale: possiamo creare ammassi di case senza un’apparente organizzazione, con piantagioni e uffici a un metro tra loro… Oppure possiamo disegnare a tavolino una rete stradale squadrata e perfettamente efficiente, con zone e quartieri ben divisi in grado di funzionare in autonomia. La scelta, come sempre, spetta solo al caro vecchio dittatore. Tornando a parlare di contenuti, sottolineiamo come oltre alla versione base sia anche disponibile la “El Prez Edition”. Quest’ultima, distribuita in formato fisico da Halifax, include la colonna sonora del gioco (veramente fantastica con le sue musiche caraibiche), quattro cartoline, un progetto esclusivo per il laghetto dei fenicotteri, due completi da turista e un vero e proprio calendario digitale.

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