I figli del capitano Grant – Recensione

Per mari e oceani

I figli del capitano Grant - Recensione

Seconda metà dell’800′, Scozia. Il capitano Grant si prepara a partire per il sud alla ricerca di una terra da colonizzare, a bordo della sua fidata Britannia. Una volta affidati i figli Robert e Mary, orfani di madre, alle cure di zia Judy, salpa affrontando mesi tra gli oceani. Dopo periodi di calma estenuante e tempeste violente, il Britannia si scontra con un tifone che ne causa, inevitabilmente, il naufragio. Grant riesce a salvarsi ed invia un disperato messaggio di aiuto in mare. Anni dopo, Lord Glenarvan ritrova la bottiglia con la richiesta di soccorso e, convinto dalla moglie che sia un segno della Provvidenza, parte alla ricerca del capitano assieme a Robert e Mary.

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I figli del capitano Grant – La nostra recensione

Il viaggio li porterà ad esplorare diverse terre, dalla Patagonia all’Australia, fino alla Nuova Zelanda. Lord Glenarvan, i figli di Grant e il gruppo della missione avranno modo di esplorare terre selvagge e conoscere popoli lontani.

Una storia d’avventura in cui il mare predomina le tavole, che propongono una riproduzione accurata e dettagliata dei velieri del tempo. Anche le imbarcazioni più piccole e improvvisate, come le zattere dei naufraghi, sono curate.

Nonostante il focus sia sugli oceani, viene dato spazio anche all’esplorazione della terraferma, con tavole che ritraggono in modo curato i paesaggi visitati, come le pampas argentine. Il disegno è sempre molto dettagliato, quasi etnografico. Lo sguardo sembra diventare quello di un diario di viaggio, in cui sono riportati con cura i particolari delle terre esplorate e dei popoli incontrati, con un’attenzione incredibile, che si estende anche ai costumi.
Sebbene sia una storia d’avventura, I figli del capitano Grant propone riflessioni più ampie sui legami familiari e sul destino. La missione di salvataggio stessa sembra essere voluta da una forza superiore.

La questione morale è altresì affrontata nel rapporto con il bandito Ayrton. Salito sul Britannia, dopo aver causato disordini viene fatto sbarcare e incrocerà i protagonisti anni dopo, in Australia. Ayrton rappresenta il “male”, in opposizione alla bontà di Grant. Il contrasto tra i due è espresso anche esteticamente. Si vedano, per esempio, le zattere usate dai due. Laddove quella di Ayrton è raffazzonata e grezza, quella di Grant è stabile e ben costruita.

La figura del “cattivo” permette inoltre di introdurre il tema della redenzione. Gli sarà infatti risparmiata la vita. Questo, tuttavia, a costo di affrontare un’esistenza dura e solitaria. Affidato alle mani di Dio, dovrà dimostrare di essere degno dell’opportunità che gli è stata concessa e pentirsi.

Un’opera quindi dal respiro ampio, che si adatta ad una lettura su più livelli, con tavole molto curate e ad alto impatto visivo.

Ringrazio NPE per avermi dato la possibilità di recuperare l’opera di un maestro quale Caprioli e avermi fatto avvicinare ad un classico del romanzo d’avventura.
Consigliato agli appassionati del genere avventuroso, che sapranno apprezzare la cura posta nel disegno e nella ricostruzione di paesaggi ed imbarcazioni. Si propone anche come una lettura piacevole per riscoprire un classico ed avvicinarsi al fumetto d’autore.

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