Nemici del popolo – Recensione

Nemici del popolo - Recensione

Nemici del popolo è una di quelle letture che lasciano senza fiato: densa, profonda, coinvolgente, non scontata. La storia si sviluppa in modo circolare attorno ad un’immagine, una pistola. Sarà infatti la pistola ad intrecciare le vicende dei personaggi e legarle tra loro, in un viaggio che indaga le difficoltà della vita nella società contemporanea.

Nemici del popolo – La nostra recensione

Incontriamo vari personaggi ed ognuno ci mostra una faccia della precarietà che pervade le periferie. Annibale, vicino alla pensione, sta lottando per evitare la chiusura della fabbrica in cui lavora da anni. Suo figlio Fabio si sente tradito dalla società, in cui sembra non riuscire a trovare il proprio posto, e cerca soluzioni facili per il guadagno. Chiara, con cui aspetta un figlio, si occupa di servizi sociali e lavora in un centro immigrati, indecisa su come affrontare la gravidanza. Ora sta con Alessandro, carabiniere, con cui spesso si scontra per questioni ideologiche. Rilevante è anche Mirco, l'”artista”, riferimento autobiografico a Pagani, che introduce riflessioni più “filosofiche” sulla coscienza di classe e sul classismo del mondo editoriale.

Da un punto di vista stilistico, l’opera presenta un tratto sporco, poco definito, accompagnato da una palette prevalentemente livida, che concorrono a ricreare e supportare le atmosfere delle vicende narrate. Molto interessante è l’uso del contrasto. L’unica scena con colori chiari è infatti un “seguito” delle vicende principali. Non essendoci né una vittoria né un lieto fine propriamente detto, le ultime scene potrebbero essere viste sia come un barlume di speranza che come un barlume di resistenza-un andare avanti nonostante le difficoltà.

Molto interessante è l’introduzione di un elemento metaforico, con la presenza di una storia nella storia. Il lettore infatti ha modo di leggere l’opera di Mirco, una storia fantasy che riflette sull’importanza di unirsi per sconfiggere il grande male. Questa meta-narrazione contiene un messaggio allegorico che offre una chiave di lettura alternativa ai fenomeni raccontati nella trama principale, in cui si fa leva sulla necessità per i più deboli di unirsi. Tuttavia, la graphic novel di Mirco introduce anche una riflessione sul mondo dell’editoria, aprendo un altro livello di lettura. Viene difatti rifiutata, in quanto non aderisce agli schemi del sistema, ed evidenzia la rigidità limitante per quelle voci che si scostano dalla massa.

Si può quindi dire che, da un punto di vista strutturale, ci sono vari livelli che si intrecciano, portando numerose tematiche politiche, senza però mai risultare pedante o presentare stalli. La vicenda è avvincente e scorrevole, cattura il lettore in un vortice di tensione crescente che lo tiene incollato alle pagine fino al suo drammatico epilogo. Questo perché i fatti narrati sono sempre ancorati a delle vicende e delle persone che ci appaiono, come lettori, incredibilmente reali.

Non vediamo “eroi”, personaggi puri, perfetti o immacolati. Vediamo delle persone fragili, spezzate dalle difficoltà della vita, perse e sole. Sebbene ognuno viva un dramma a suo modo unico, si può scovare un elemento comune nel senso di distacco e solitudine in cui sembrano imprigionati. I personaggi appaiono reali anche perché non tutti riescono ad evolversi e migliorare. Certo, a tratti può sembrare che siano incastrati in un ruolo un po’ troppo “rigido”, ma forse il senso è proprio questo: non riuscire a trovare un posto, perché la società ha già deciso togliendo margine di manovra. E così succederà che qualcuno rimanga “bloccato”, trasmettendo un senso di staticità e immobilità che aumenterà il tono greve della storia.

Nemici del popolo riesce inoltre a restituire la complessità delle relazioni. Non solo si esime dal dipingerle in modo romanzato, ma non risparmia dettagli più conflittuali, favorendo l’empatia del lettore, che può rispecchiarsi nelle dinamiche rappresentate. È dunque un affresco che non teme l’uso di un’estetica grezza ed un tono a tratti feroce, per colpire il lettore con intensità e costringerlo a riflettere sulle condizioni di dolore, isolamento e insicurezza della working class.

Ringrazio Tunué per avermi dato modo di leggere questa graphic novel così potente e diretta, che mi sento di consigliare a tutti.
Certo, non è una lettura leggera, ma è una lettura importante e, in quanto tale, merita di essere fatta, fidatevi.

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