Ophidian – Recensione

un'avventura epica dai toni goth

Ophidian - Recensione

Quante volte le storie ci hanno mostrato i buoni da una parte e i cattivi dall’altra? Quante volte, crescendo, ci hanno detto che il bene e il male sono poli opposti? Ophidian vuole sfidare questo dualismo e propone una storia in cui il lettore è portato a interrogarsi sul confine tra il bene e il male.

Ophidian – La nostra recensione

Seguendo le avventure dell’avvocato Seth Frozen, veniamo a conoscenza di un conflitto che ha dilaniato la sua coscienza e lo ha cambiato per sempre. Seth è un protagonista dalle molte sfaccettature, complesso e combattuto, che non rischia di apparire banale. Lo impariamo a conoscere pagina dopo pagina, scoprendo lati della sua persona e del suo passato che non immaginavamo potesse avere.

Dopo aver perso memoria della sua vecchia vita, è attraverso la morte che ricorda e ritrova se stesso. Scopre così di essere un nephilim, un essere la cui esistenza stessa mette in discussione la divisione tra il bene e il male. E sarà suo obiettivo sovvertire per sempre quest’ordine, in un’avventura epica in cui sarà accompagnato da angeli reietti e demoni che, come lui, non rientrano nella dicotomia bene-male. 

Riuscirà la lotta a portare al riconoscimento delle zone grigie, ribaltando una situazione millenaria? Sarà davvero la lotta finale o aprirà forse nuove domande, gettando luce su intenti nascosti? Ophidian ci porta a riflettere su concetti importanti, senza diventare pedante e senza paura di affrontare e mostrare la violenza (trigger warning a questo riguardo). 

Accanto ad un’iconografia più tradizionale dei cherubini, troviamo un tratto e una voce narrante che riescono a creare un’atmosfera cupa, ricca di tensione e gotica. Ho apprezzato molto l’uso del disegno e del colore. Si fondono infatti con il ritmo delle vicende e i dilemmi del protagonista, amplificando le sensazioni della storia. 

Seppur il focus sia su Seth, viene dato modo di conoscere anche il passato degli altri personaggi, rendendoli così ben inseriti nella struttura narrativa. Questo, sommato ad una rivisitazione della storia e della simbologia biblica, ci mostra quelle zone intermedie e contraddittorie, sollevando interrogativi filosofici ed etici. 

Con la giusta alternanza tra riflessione e avventura, il lettore è portato a ponderare le questioni senza forzature o momenti didascalici. Ottimo anche il ritmo incalzante fino alla fine, che assicura una storia priva di stallo.

In una cornice epica, in cui non mancano temi con la vendetta, Ophidian ci pone dunque di fronte al riconoscimento che non può esistere il bene senza il male, anche in noi stessi. Così come i personaggi, siamo invitati ad accogliere la nostra parte di ombra, ad accettare il passato e le ferite che ci ha lasciato, in modo da farne uno strumento di forza. Con uno sguardo tutt’altro che semplicistico, ci invita a riconoscere le zone grigie, ma anche a non sottovalutarle, perché la fluidità che le contraddistingue può contenere in sé il seme del caos.Se vi piacciono le storie epiche, i protagonisti dannati e le atmosfere un po’ dark, credo proprio che apprezzerete Ophidian.

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