Wish – Recensione

Il 62° classico Disney

Wish - Recensione

Il 62° classico di Walt Disney arriva nelle sale per Natale: principesse, re malvagi e tante canzoni. Esalterà i nostalgici, ma – come direbbe Helen Lovejoy – nessuno pensa ai bambini del 2023?

Wish – La nostra recensione

I Walt Disney Studios tornano alle origini: per questo Natale si punta su un titolo di casa. Niente Pixar, niente Marvel e un po’ di tregua a Star Wars, dopo la trilogia più divisiva del franchise. Nessuna guerra intestina neanche con Disney Plus, dove per questo dicembre si punta soprattutto sulle serie tv. Tutto è apparecchiato per Wish.

Il nuovo film è una produzione animata, tra CGI e animazione classica, ha tutti gli ingredienti di un classico animato Disney: è una fiaba con una protagonista gentile e determinata, un villain crudele, tante canzoni e poca, pochissima introspezione. Questo film così classico saprà conquistare i bambini degli anni Venti? Probabilmente no. Ma andiamo con ordine.

Partiamo dalla trama: di cosa parla Wish

Asha è una ragazza di diciassette anni, abitante di Rosas, l’isola dei sogni. Ogni cittadino affida il suo sogno a Re Magnifico, potente mago, custode dei sogni e unico che ha il potere di renderli realtà. Ma attenzione: Magnifico esaudisce un solo desiderio all’anno. Gli altri restano in custodia al potente mago e vengono dimenticati dai legittimi proprietari. Ad Asha la scelta del Mago non convince e indaga sul destino dei sogni irrealizzati, aiutata dalla potente e tenera Stella dei Desideri. D’altronde, si sa: i sogni son desideri!
Wish è una fiaba ricca di buoni sentimenti, rivolta ai bambini che pecca in originalità. Il film è ricco di richiami al mondo Disney che evidenziano la somiglianza con situazioni e personaggi già incontrati nei classici precedenti; è un buon film di animazione in un mercato già saturo di titoli in cui Wish è uno dei tanti. La grande offerta di film per bambini e ragazzi e quella sensazione di deja vu continua non possono che rappresentare dei punti di fragilità per un film divertente che difficilmente entrerà nella memoria collettiva del pubblico. Se lo scopo del film era, invece, di risvegliare la nostalgia degli over 30, pensando ai primi Natali, alle prime uscite al cinema per vedere il nuovo classico Disney l’obiettivo è assolutamente centrato. Ma siamo nell’ambito del marketing, non del cinema. 

Abbiamo abituato i bambini a un tipo di animazione che permette un minimo di spazio anche alla riflessione, soprattutto grazie ai cugini della Pixar: forse è il caso di mandare in pensione la classica animazione Disney? Staremo a vedere.

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P.S: Non perdetevi i titoli di coda!


Informazioni su Mauro Orsi 136 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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