Foreste di morte – Recensione

Un racconto che fonde storia e horror ad alto impatto visivo

Foreste di morte - Recensione

Preparatevi ad entrare in un’atmosfera in cui il tempo è sospeso e l’orrore incombe silenzioso, perché Foreste di morte vi ci catapulterà senza indugio.

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Foreste di Morte – La nostra recensione

La vicenda parte da un fatto storico legato all’antica Roma. Dopo aver sconfitto i Taurini, Annibale ha l’appoggio dei celti ed invia Ducario per guidare una missione congiunta. Viene così organizzata l’imboscata della Silva Litana, che porta ad una delle più sanguinose sconfitte dell’esercito romano. A determinare l’esito di questo tragico evento è l’intervento di “alberi combattenti”, che sembrano affiancarsi alle tribù nella lotta contro i Romani.

Tuttavia, non aspettatevi un racconto storico dai toni pedanti o didascalici. Sebbene vi sia una base storica, Foreste di morte è un racconto dell’orrore a tutti gli effetti. Fino alla fine, il lettore non può sapere se la foresta si sia animata per davvero, mettendo in moto forze sovrannaturali, o se sia stato solo un gioco dell’immaginazione. Ed è il dubbio a creare una zona di grigio che sostiene un’ambientazione cupa e pesante.

Procedendo nella lettura, il lettore è avvolto dalla storia e viene trasportato in un luogo silenzioso e oscuro, in cui sembra di rivivere le vicende e le ansie dei personaggi. L’alternanza dei dialoghi con l’uso di frasi a commento “fuori campo” generano un crescente senso di angoscia, che permea la vicenda in tutta la sua durata. Nonostante la narrazione abbia un tono piuttosto riflessivo, cattura il lettore e lo accompagna senza mai creare stalli. Da una parte si erge l’attacco della foresta, spietato e quasi perverso, dall’altra l’incredulità dell’esercito romano, attonito per tanta crudeltà.

Foreste di morte non è quindi un “semplice” racconto storico, ma anche un’opera che fa riflettere su temi non banali. I Romani infatti rappresentano la volontà cieca di conquista, assetata di potere, che non riconosce la presenza dell’altro né il suo diritto a esistere. E mostra anche la superbia e l’incapacità di accettare i propri limiti. Pur essendoci soldati con voci più sagge, predomina il desiderio di imporsi, certi della vittoria, e questo giocherà un ruolo importante nel decretare l’esito della battaglia. Nonché, solleva un quesito molto interessante tra le righe: è davvero necessario conquistare i celti? E, ancora più, visto che il sostegno degli dei sembra essere sparito, è giusto?

Da un punto di vista grafico, le tavole ad acquarelli sono eleganti e d’impatto. La palette cromatica non è particolarmente scura, ma rimane comunque livida, concorrendo a creare un sentore cupo. I toni del rosso e dell’arancio sono usati sapientemente, aggiungendo un elemento esplicito e un’aura macabra. I disegni non risparmiano immagini più cruente e dettagliate, rendendo l’opera non adatta ai più sensibili. L’estetica si sposa quindi con il senso crescente di angoscia e depravazione della storia. Il linguaggio è esplicito, ma non approssimativo. C’è attenzione nella scelta della terminologia e ci sono diverse citazioni storiche, che mostrano una grande cura nella stesura dell’opera.

Nel complesso, Foreste di morte sorprende il lettore e propone un’interpretazione di un fatto storico in chiave horror e spettrale. Consigliato non solo agli appassionati di storia, ma anche ai fan del genere, che potranno apprezzare il genuino senso di inquietudine e l’atmosfera lugubre che trapelano dalle sue pagine.

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