Talk to me – Recensione

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Talk to me - Recensione

Prodotto da A24, arriva finalmente in versione home video il cult movie dei fratelli Philippou, probabilmente il film horror simbolo degli anni Venti.

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Talk to me – La nostra recensione

Negli Anni Zero, The Blair Witch Project ha portato una ventata di novità nel cinema horror, segnando quel decennio, così come fece Paranormal Activity in quello successivo
Molti di voi potrebbero dire: e Saw? E Hostel? E l’universo narrativo di The Conjuring? Non stiamo parlando di classifiche, ma di innovazione, di grandi idee nate dalla passione di cineamatori che hanno sfondato la porta del mainstream, diventando prima dei cult e poi dei classici del genere. 

Il cinema horror ce ne ha regalati diversi entrati nella mitologia del cinema, ma limitandosi al nuovo millennio, i primi due citati (anche se The Blair Witch Project è del 1999) sono probabilmente i più significativi. 

Talk to me ha tutte le carte in regola per compiere lo stesso percorso, visto il grande successo di pubblico e critica che sta consacrando definitivamente il talento dei fratelli Philippou.

Partiamo proprio da loro, Danny e Michael Philippou, i ragazzi Raka Raka. Raka Raka è il canale Youtube –  consigliatissimo – dei fratelli australiani Danny e MIchael Philippou, ricco di video richiamabili al vasto mondo dell’horror che strizzano l’occhio alla cultura pop che hanno permesso a Danny e Michael di vincere diversi premi internazionali. 

Questo trionfale percorso decennale ha aperto le porte del cinema ai due ragazzi portandoli a scrivere e girare a trenta anni il loro primo lungometraggio, Talk to me. Produce la A24, la casa di produzione più cool del momento, arrivata sotto i riflettori grazie al grande successo di Everything Everywhere All at Once e The Whale, con una grande esperienza in progetti in bilico tra il mainstream e il film d’autore, come ad esempio  Beau non ha paura o, tornando indietro nel tempo, Moonlight.

Talk to me è un film anche iconico, grazie alla mano imbalsamata che domina sulla bella locandina. Sarà questo misterioso oggetto – di cui non sapremo mai l’origine, ma forse ci verrà raccontata in un prequel? – a causare molti problemi a Mia, Jade e il suo gruppo di amici.

Joss e Hayley, due ragazzi che frequentano la stessa scuola di Mia e Jade, organizzano uno strano gioco durante le loro feste, diventato noto tra i ragazzi di Adelaide, grazie ai filmati pubblicati sui social dai presenti. Si tratta di brevi possessioni, che avvengono con il consenso dei coinvolti grazie a uno strano rituale: si stringe la mano imbalsamata, uno spirito che appare davanti agli occhi di colui o colei che tocca il feticcio e si offre allo spirito la possibilità di entrare nel proprio corpo, per non più di novanta secondi. Uno strano divertimento, un diversivo ad alcool e videogames. Ma, come spesso accade, l’abuso può causare problemi.
Lo scoprirà Mia, quando si ritroverà a parlare con lo spirito della madre defunta e ospite per diversi minuti del corpo del giovane Riley, il fratello di Jayden, la sua migliore amica. Questo episodio sarà la chiave di volta del film.

Talk to me è un film drammatico che sfocia naturalmente nell’horror, dove le scene visivamente più scioccanti e violente sono funzionali alla narrazione. 

Il punto centrale della storia non è la possessione ma il dramma della quotidianità di Mia, che soffre per la perdita della madre, che vive in simbiosi con la famiglia di Jade per provare meno solitudine. Vuole essere accettata dai coetanei, far innamorare Daniel, essere una buona amica per Jade e un riferimento per Reilly. Vuole sapere da suo padre che è successo a sua madre. 
Il racconto della solitudine di Mia è molto realistico, così come tutte le dinamiche relazionali e familiari presenti nei film. Colpisce dunque il lavoro di scrittura dei Philippou che costruiscono il loro horror su una base drammatica, reale ma ancor più spaventosa: la solitudine e il senso di inadeguatezza di una ragazza orfana di madre.

L’acquisto della versione home video è consigliato per i contenuti extra che mostrano il bel clima di lavoro sul set, oltre a un interessante backstage sulle scene più dure del film. Proprio nei contenuti extra del blu ray, i due registi esprimono, durante le riprese, la volontà di costruire un film coerente: non si tratta di girare un corto, ma un lungometraggio di 95 minuti con un discreto budget e una grossa produzione alle spalle. L’obiettivo è raggiunto.

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P.s: I fratelli Philippou stanno lavorando su un lungometraggio basato su Street Fighter! Eroi!


Informazioni su Mauro Orsi 136 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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