The Warrior – Recensione

The Iron Claw

The Warrior - Recensione

The Warrior racconta la storia vera della famiglia Von Erich, una delle famiglie più importanti e
note nella storia del wrestling professionistico. Il film è scritto e diretto da Sean Durkin (The nest –
l’inganno) e ha un cast decisamente interessante e valido, tra cui spiccano Zac Efron, Jeremy Allen
White, Harris Dickinson, Holt McCallany e Lily James.

The Warrior – La nostra recensione

Texas, anni ’80. Fritz Von Erich (Holt McCallany) era un talentuoso lottatore a cui a suo dire è stata derubata l’opportunità di scalare le vette più alte del settore. Di conseguenza i suoi quattro figli sono
al mondo con l’onere di realizzare quel sogno per lui.
Kevin Von Erich (Zac Efron) ha sempre desiderato diventare campione del mondo della WWE, ha il fisico e la forza per riuscirci. Sembra che i progressi del ragazzo gli aprano porte sempre più promettenti e anche i suoi tre fratelli finiscono per unirsi a quella lotta per vincere il premio più ambito del wrestling americano. Tra tragedie e trionfi, all’ombra di un padre/allenatore predominante, i fratelli cercano l’immortalità sul più grande palcoscenico dello sport.

The Warrior ci immerge nel mondo del wrestling, una disciplina tra sport da combattimento e spettacolo, corpi muscolosi, costumi oltraggiosi, atmosfere sovralimentate che mettono in mostra in modo spettacolare i codici della virilità nei suoi combattimenti.
Il regista e sceneggiatore Sean Durkin approfondisce intensamente questa vera tragedia americana, l’ascesa e discesa assolutamente disastrosa della famiglia Von Erich. Sullo sfondo del mondo del wrestling, il film parla dei pericoli dell’ambizione e dell’ossessione di perseguire un obiettivo indipendentemente dalle conseguenze, soprattutto quando i desideri egoistici dei genitori offuscano quello che deve essere il vero amore all’interno della propria famiglia, uno spazio di convivenza e di sana libertà. Al di là dei momenti sportivi specifici, la storia si concentra infatti sui rapporti familiari, sul forte legame dei fratelli e la loro spasmodica ricerca di amore e approvazione.
Il film di Durkin sviluppa verosimilmente come l’influenza paterna – quell’artiglio di ferro del titolo originale – abbia plasmato i ragazzi e si percepisce progressivamente il carattere malsano e ingiusto di quell’educazione basata unicamente sul successo, un modo di vivere che porta a continue tragedie.
La pellicola è ambientata negli anni ’80, con un’atmosfera molto credibile resa dalla splendida fotografia di Mátyás Erdély. Il film riprende ovviamente anche i look di quel tempo, nei costumi e nelle acconciature, rendendo i protagonisti bizzarri ai nostri occhi, ma perfettamente inseriti nel loro tempo.

La pellicola è accattivante e innegabilmente interessante anche per un fruitore con una conoscenza nulla di wrestling, dove si andranno a perdere citazioni e riferimenti senza però sciupare la visione di un ottimo film drammatico. Se nella prima parte tutto scorre in maniera fluida, purtroppo nel secondo tempo gli eventi si susseguono troppo velocemente facendo perdere la concezione del tempo. Chi non conosce la storia dei fratelli Von Erich infatti avrà l’impressione che molte cose accadano in tempi molto stretti, una via l’altra, mentre nella realtà passano anni. Ovviamente il tutto è dovuto al dover sottostare ai tempi registici, altrimenti il film sarebbe durato ben oltre le due ore e venti.
Guardandolo è inevitabile non empatizzare con questi quattro fratelli e la loro madre. L’intensità delle scene di combattimento è buona e regala un buon ritmo al racconto.

L’interpretazione è il grande punto di forza del film, Holt McCallany (Mindhunter) interpreta un padre tossico che ignora i sentimenti della famiglia per perseguire il suo scopo. La performance di Zac Efron è impressionante quanto il suo fisico eccezionale, capace di affascinare e commuovere, è una montagna di muscoli molto lontana dal belloccio Troy Bolton di High School Musical. La presenza di Maura Tierney (E.R. – Medici in prima linea), nel ruolo della madre, e di Lily James, in quello di Pam, apportano quel tocco di amore, freschezza e umanità che altrimenti mancherebbe completamente nella storia.

Recensione a cura di Cinzia Zagato

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Informazioni su Mauro Orsi 136 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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